Costruito sul modello del famoso esploratore e console britannico Sir Richard F. Burton, al quale l’attore Timothy Dalton assomiglia fisicamente in modo impressionante, Sir Malcolm rappresenta l’uomo di potere che si riconduce al prototipo del grande cacciatore bianco, presente anche in Allan Quatermain, il protagonista de Le miniere di re Salomone di Haggard (1885), nonché simbolo della superiorità degli Stati europei, e in particolare dell’Impero britannico, sui popoli dell’Africa e dell’Asia.
Di Sir Malcolm, infatti, sappiamo che pianta vessilli e bandiere sulle vette africane in onore di Sua Maestà e che è abituato a dare ordini e a farsi obbedire. Ha una moglie che passa l’esistenza ad attendere il suo ritorno e due figli che lo adorano: Peter, ragazzo timido e malaticcio, che non si sente all’altezza di cotanto padre e vorrebbe seguirlo in Africa per dimostrargli il proprio valore, e Mina, la fanciulla dolce e remissiva, che sogna di sposare un uomo tale e quale al papà.
Eppure, il nostro avventuroso cavaliere ha anche il suo indubbio lato oscuro: se, all’inizio della vicenda, appare come un padre disperato al quale un principe delle tenebre ha rapito e nascosto chissà dove la figlia, durante i flashback successivi scopriamo che è un fedifrago, un opportunista che entra nel mondo dell’occulto con lo stesso piglio da conquistatore che è solito mostrare nei villaggi africani, quando spaventa gli uomini con la frusta e prende le donne a suo piacimento.

Sarà per tutte le volte che si è trovato faccia a faccia con la morte, laggiù in Africa, o per la strenua lotta che deve sostenere contro i propri sensi di colpa per aver abbandonato il figlio morente pur di portare a compimento la spedizione per trovare le sorgenti del Nilo, Sir Malcolm ci appare come un uomo freddo e determinato, il cui doppio malvagio si manifesta anche nel suo ambiguo rapporto con Vanessa Ives, l’ex-migliore amica di Mina che, grazie a poteri medianici di dubbia origine, pare riuscire a entrare in contatto telepatico con la ragazza.
Sir Malcolm, infatti, usa Vanessa per scoprire dove il Vampiro ha nascosto Mina e, nonostante a un certo punto la donna rischi di soccombere (proprio come il figlio Peter) egli persiste, concentrato sul proprio obiettivo, senza temere il giudizio altrui o l’orrore che sta sfidando.
Ed è anche per questo, dunque, che ci ricorda un po’ il colonnello Kurtz di Apocalypse Now – e, ancora prima, il Kurtz di Cuore di tenebra di Joseph Conrad – nel suo monologo:
“(…) Ho visto degli orrori, orrori che ha visto anche lei, ma non avete il diritto di chiamarmi assassino, avete il diritto di uccidermi, questo sì, avete il diritto di farlo ma non avete il diritto di giudicarmi. Non esistono parole per descrivere lo stretto necessario, a coloro che non sanno cosa significhi l’orrore. L’orrore. L’orrore ha un volto e bisogna essere amici dell’orrore (…)”.


L’interprete: Timothy Dalton
Nato a Colwyn Bay (Galles, UK) il 21 Marzo 1944.
Già attore teatrale e televisivo, diventa famoso anche al cinema nella parte di James Bond (007 – Zona pericolo, del 1987, e 007 – Vendetta privata, del 1989).
Timothy Dalton ha recitato in diversi film drammatici e in varie serie TV ma prima di Penny Dreadful non ha al suo attivo partecipazioni in pellicole prettamente horror, ad eccezione della serie TV HBO I racconti della cripta (1989-1996) e Hot Fuzz (2007) che mescola vari generi, tra cui l’horror.
FINE II PARTE.

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