Nell’XI secolo, nel suo trattato contro i bogomili1, il monaco Eutimio di Peribleto racconta una storia inquietante a proposito di tale Pietro, un prete ortodosso che dopo essere morto lapidato perché eretico, risorse in forma di lupo.
La storia di Lykopetros (= Pietro il Lupo) è emblematica e traccia un collegamento preciso fra eresia e licantropia.2
Pietro visse nel V secolo e, quando un sinodo scoprì che era un bogomilo, per evitare la punizione dell’imperatore bizantino Marciano, si rivolse a un mago affinché lo aiutasse a fuggire insieme ai suoi seguaci. Trasportato dai demoni, Pietro giunse in Armenia3 e fu creduto un sant’uomo dal re di quel luogo, tanto che venne inviato a evangelizzare l’Iberia (la Georgia).

In Iberia, tuttavia, le cose non andarono altrettanto bene: esaminato dai vescovi del sovrano, fu riconosciuto eretico e lapidato.
Il re armeno, indignato per quello che riteneva un atto ingiusto e sacrilego, invase l’Iberia. Il re d’Iberia, allora, inviò un messo al campo dell’avversario e propose al collega di riesumare le spoglie di Pietro: se si trattava di un santo i suoi resti avrebbero emanato profumi e compiuto miracoli; diversamente, sua maestà armena avrebbe dovuto ricredersi sulla vera natura di quel prete.
Il re d’Armenia accettò, il tumulo di Pietro venne aperto e
(…) che straordinario miracolo accadde! Trovarono il suo corpo mutato prodigiosamente in guisa di lupo; e quando tutte le pietre gli furono tolte di dosso, lo sciagurato balzò via in forma lupina sotto gli occhi di tutti e se ne fuggì sui monti.4
Il bogomilismo era molto diffuso nei Balcani e, come ricorda Eliade (1955, 1961), influenzò anche il folklore romeno. Se a questo aggiungiamo che il mito cosmogonico nel quale la creazione del Mondo avviene per opera di due esseri antagonisti era già presente presso varie popolazioni asiatiche, comprese quelle turco-mongole5 e che i motivi della caccia rituale e dell’animale guida si ritrovano nelle leggende di tutta l’Eurasia, cominciamo a intravvedere quale substrato religioso continuasse a scorrere parallelamente al Cristianesimo nel folklore nell’Europa orientale, zona di confluenza di molteplici culture.
Ritornando alla nostra breve storia di un immaginario che mette in collegamento guerrieri, lupi e lupi mannari, quello che ci interessa è rimarcare come:
- nell’Europa orientale, alle caratteristiche del guerriero-belva si fossero affiancate quelle dell’eretico e come da questo connubio fosse nata l’idea di un’origine demoniaca di questa figura.
- La cultura cristiana avesse identificato proprio il lupo come simbolo dell’eretico.6

FINE III PARTE.
- Il bogomilismo, dal nome del suo fondatore (ma gli studiosi non concordano sulla sua reale esistenza) Bogomil (= amato da Dio) fu un’eresia presumibilmente nata in Macedonia nel X secolo d.C. e presente nell’allora Impero Bulgaro, in Serbia e in Bosnia. Il Bogomilismo si diffuse all’interno del sistema monastico ortodosso, che contribuì notevolmente a trasmetterne il credo attraverso una serie di leggende popolari. Sull’origine del bogomilismo vi sono due ipotesi (attualmente non dimostrate): la prima lo considera come un’eresia nata in seno al Cristianesimo; la seconda come una fede derivata dal manicheismo (dualismo iranico). Nel bogomilismo la Creazione è opera non di Dio, ma del Diavolo o della collaborazione dei due; i miracoli sono faccende diaboliche; la croce non è venerabile perché strumento di morte e comunque è solo legno, non ha nulla di divino; la struttura ecclesiastica è corrotta e, come tale, è cara al Diavolo e ai demoni… Insomma, ci sono mille ragioni per le quali i bogomili non stessero troppo simpatici ai Cristiani, sia Ortodossi che Cattolici. Fra i molti studi sul bogomilismo, per una efficace sintesi val la pena leggere la tesi di laurea di Irina Detkova, Bogomilismo e dualismo iranico: il “neomanicheismo”, Università degli Studi di Bologna, A.A. 2008, reperibile a questo indirizzo: http://amsdottorato.unibo.it/1486/1/detkova_irina_tesi.pdf ↩︎
- Cfr. Tommaso Braccini, Prima di Dracula. Archeologia del vampiro, il Mulino, Bologna, 2011 ↩︎
- A proposito del fatto che Lykopetros fugga proprio in Armenia, così scrive Braccini, op.cit.pgg. 120-121: “(…) si possono rintracciare consonanze molto strette con le tradizioni precristiane dell’Armenia (…). Nella Storia degli Armeni di Fausto di Bisanzio, risalente alla metà del V secolo e concernente eventi accaduti nel secolo precedente, si racconta dell’omicidio e della decapitazione del valoroso generale Mušel Mamikonean (…).” E più avanti: “Infatti dicevano: «Costui ha partecipato a innumerevoli battaglie e non ha mai riportato una ferita, mai una freccia lo raggiunse né arma d’altri lo trafisse (…) Poiché era un uomo valoroso, gli Arlezk’ verranno e lo risusciteranno». (…) In una nota all’edizione italiana curata da Gabriella Uluhogian, gli arlezk’ di cui si fa menzione sono spiegati come «divinità cui si attribuiva il potere di resuscitare gli eroi leccandone le ferite». Questa modalità di resurrezione può sembrare molto bizzarra, ma tutto appare più chiaro se si tiene presente che gli arlezk’ erano rappresentati in forma di cane. (…) queste figure divine, [erano] nate con ogni probabilità dalla vista dei cani che sciamavano nei campi di battaglia attratti dall’odore del sangue e leccavano le ferite (…) resta il fatto che la connessione dei cani con la resurrezione dei cadaveri potrebbe essere collegata all’origine della leggenda di Lykopetros (…).” ↩︎
- T. Braccini, op.cit. pg.119 ↩︎
- Tale creazione avviene attraverso un’immersione. Sull’ipotesi della preesistenza di questo mito cosmogonico rispetto all’eresia bogomila cfr. Eliade, op.cit. pgg. da 85 a 130. ↩︎
- “(…) il falso profeta che si traveste da agnello, divenendo archetipo dell’eresia: lupus vel diabolus vel heretici, sentenziava sant’Eucherio (380-449)”, Centini, op.cit.pg.26 ↩︎

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