Guerrieri che si trasformano in lupi, eretici “mutaforma”, vampiri, lupi mannari e creature demoniache: figure di un lontanissimo passato ancora presenti solo nella letteratura e nel cinema?
Se è vero che nell’area balcanica l’ultimo avvistamento di un lupo mannaro (da quanto ho rilevato nei testi) risale al 18821, segno che la figura è rimasta presente nel folklore ben oltre il Medioevo, è anche vero che, a conclusione del suo saggio sul kresnik2 Maja Boškovi-Stulli riporta un’incredibile testimonianza risalente al periodo del conflitto jugoslavo nella quale un’astrologa serba parla di un Dio bianco e di un Dio nero3, esortando
i vampiri serbi a succhiare il sangue delle estenuate sanguisughe dell’America e della Germania. [e osserva come] Questi grotteschi messaggi (…) venivano trasmessi un’ora alla settimana dalla televisione di Belgrado. Alcuni li ascoltavano, e alcuni ci credevano.4
Come vediamo, anche in questa “chiamata alle armi” ritorna un tema incontrato in precedenza: l’identificazione del combattente con una figura mitologica, non umana.
Nel folle appello dell’astrologa alla nazione serba si fa riferimento ai vampiri; ricordiamo però che nel folklore balcanico vampiro e licantropo sono apparentati e hanno lo stesso nome, vukodlak e che, sempre nel medesimo conflitto, alcune bande di paramilitari hanno assunto nomi con espliciti riferimenti al lupo o a altre bestie feroci, rifacendosi – per ammissione dei loro stessi comandanti – a una tradizione militare più antica, nella quale i corpi d’élite si nominavano in quel modo.

Beli Vukovi (Lupi Bianchi), Vukovi sa Drine (Lupi della Drina), Tigrovi (Tigri) hanno partecipato a eccidi e massacri. Milan Jolović “Legenda”, soprannominato così per aver salvato Ratko Mladić, il generale serbo responsabile dei massacri di Srebrenica, fu il comandante dei Lupi della Drina. Nel luglio del 1995 i Lupi parteciparono alla conquista di Srebrenica e alla cattura dei civili, poi barbaramente uccisi. In un video che si può vedere tutt’ora su YouTube, Jolović viene ripreso mentre coordina le operazioni contro i civili in fuga dall’enclave. Oltre agli ordini di Jolović, nel video si sentono i soldati serbi che ululano.5
Arkan, al secolo Željko Ražnatović, criminale pluri ricercato, capo degli ultras della Stella Rossa di Belgrado, fu il comandante delle famigerate Tigri. Reclutati nelle strade, gli uomini di Arkan dovevano giurare fedeltà alla chiesa ortodossa e farsi battezzare. La “leggenda” delle Tigri vuole che il loro comandante scelse questo nome perché entrò in possesso di un vero tigrotto, che diventò la sua mascotte.6

Per avere un’idea più precisa di come agivano questi autentici guerrieri-belva, ecco cosa scrive Paolo Rumiz a proposito della distruzione di Vukovar7 per opera dell’Armata jugoslava e, per la parte più bestiale, delle Tigri di Arkan:
In città non è stato l’esercito a compiere i massacri del corpo a corpo finale, ma una bassa forza primitiva di volontari, portatori di odi tribali, etnici e di classe, gente di cui perfino le reclute e i sottufficiali regolari hanno paura, criminali paranoidi dall’aggressività esasperata. (…) Il soldato Aleksandar, 19 anni, trova in un sotterraneo un uomo inchiodato a un tavolo e una bambina sgozzata, i cui occhi erano stati messi in un bicchiere: poi impazzisce.8
Qui si conclude il ciclo di articoli dedicati alle basi storiche e folkloriche est-europee dell’immaginario sui licantropi. Altro interessantissimo materiale proviene da Francia e Italia e, forse, ne parleremo più avanti. Restate sintonizzati 😉

- Cfr. Anton von Mailly, Leggende del Friuli e delle Alpi Giulie, LEG, Gorizia, 2018. La storia del vukodlak di Abbazia (Opatija, attuale Croazia). ↩︎
- Maja Boškovi-Stulli, Alice Parmeggiani e Gian Paolo Gri, Sulle orme del kresnik e del benandante, in LARES, Vol. 69, No. 3 (Settembre-Dicembre 2003), pgg. 607-638, reperibile a questo indirizzo: https://www.jstor.org/stable/26233898
Il kresnik è una figura del folklore istriano sloveno e croato, per certi aspetti simile al benandante friulano. Nel saggio Boškovi-Stulli, oltre a presentarne le caratteristiche, parla della sua funzione sociale, ovvero l’opposizione a figure maligne come il vukodlak o lo strigo per la salvaguardia dei raccolti. Come il benandante, anche il kresnik è un militante, spesso un eroe, quindi si organizza in manipoli di combattenti. Ci possono essere kresniki buoni e cattivi. Entrambi, a differenza dei benandanti, quando combattono si trasformano in animali. ↩︎ - Ancora un riferimento al bogomilismo. ↩︎
- M. Boškovi-Stulli et alt. op.cit.pg. 629 ↩︎
- Il video (sottotitolato in inglese) è visibile a questo indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=foseOmDbxdQ&t=53s ↩︎
- Cfr. Christopher S. Stewart, Arkan, la tigre dei Balcani, ALET, Padova, 2008, pg.175. Arkan fu assassinato a Belgrado nel 2000, quindi non fu mai processato all’Aja. ↩︎
- Città della Croazia, rasa al suolo nel novembre del 1991. Vukovar significa “fortezza del lupo”, con tutta la valenza simbolica che il nome contiene. Abbattere la fortezza dei lupi nemici doveva essere un grande atto di propaganda bellica. ↩︎
- P. Rumiz, Maschere per un massacro, Feltrinelli, Milano, 2013, pg. 116. Per quanto riguarda l’estrazione dei bulbi oculari, probabilmente si trattò di una rappresaglia a quanto gli Ustaše di Ante Pavelić erano soliti fare durante la II Guerra Mondiale ai filo-jugoslavi di etnia serba. ↩︎

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