La nascita di un figlio è sempre un evento di rottura con il proprio passato. Nella nostra cultura lo stereotipo della donna che attraversa il prima e il dopo senza fatica è rappresentato da una specie di superpotere, l’istinto materno, qualcosa che fa pensare a una caratteristica connaturata, che rende fluido il passaggio perché siamo state ‘programmate’ per avere figli.
Ho una cattiva notizia: l’istinto materno non esiste.
Questo è il tema di Spine, quarto full-length di Myrkur, la one woman band danese che porta avanti da quasi un decennio la visione artistica della polistrumentista Amalie Bruun della quale, anche in questo album, la voce è capace di scendere nelle profondità degli stati più oscuri dell’umano e risalire verso luoghi luminosi e incontaminati come se la faccenda fosse del tutto naturale.
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